Dopo Emilia e Umbria è il grande giorno del responso del Tar Lombardia sul calendario venatorio

Ieri 7 settembre sono arrivate infatti due importanti pronunce: il TAR dell’EMILIA ROMAGNA ha respinto la richiesta di sospensiva della LAC con una motivazione che è una boccata d’ossigeno nel campo del diritto venatorio: per i Giudici Emiliani il parere ISPRA è legittimamente confutato dalla Regione e i Key Concept di ISPRA sono dubbi e incerti, vista la marcata discrasia rispetto agli altri Paesi del Mediterraneo.

Quello che Federcaccia predica da anni lo leggiamo oggi in un provvedimento giudiziale!

I punti di contatto tra i calendari di Emilia e Lombardia sono tantissimi: addirittura quello dell’Emilia Romagna è molto più permissivo a gennaio così come in apertura (apertura che la LAC non ha nemmeno contestato in Emilia, ma in Lombardia sì). I carnieri consentiti sono praticamente identici. I due pareri ISPRA sembrano la fotocopia l’uno dell’altro. Speriamo che questa “svolta” di un TAR sia di buon auspicio.

La LAC è stata condannata a pagare anche 1.500 euro di spese (oltre IVA e costi vari).

Purtroppo in UMBRIA il Presidente del TAR, essendo la prima udienza utile il 4 di ottobre ha ritenuto di dover rinviare ogni valutazione ad allora e, nel frattempo, sospendere il calendario. Il ricorso è stato notificato il 4 settembre alla Regione, ancora non difesasi, ma non appena saputo del ricorso e dell’ordinanza Federcaccia è intervenuta in giudizio, chiedendo formalmente, come previsto dal codice, che il Presidente alla luce delle difese riveda il proprio decreto prima dell’udienza del 4 ottobre.

In Umbria è successo quanto avvenuto in Lombardia nel 2021: se si temporeggia troppo ad adottare il calendario diviene impossibile esaminare le questioni prima dell’apertura e così, per precauzione, si sospende la caccia. I calendari vanno approvati entro maggio: solo così si potranno evitare sorprese.

E ora è il turno della LOMBARDIA (il 14 delle Marche): al fianco dell’Avvocatura Regionale, Federcaccia con l’Enalcaccia da una parte e l’ANUU dall’altra sono prontamente intervenute depositando documentazione dettagliata sullo stato di conservazione delle specie, sull’Atlante delle Migrazioni, sui Key Concept, entrando nella realtà della caccia lombarda, smontando punto per punto le fantasiose illazioni della LAC, dimostrando la sostenibilità dei carnieri, motivando l’assenza di rischi di danni al patrimonio faunistico, la conformità di date di apertura e chiusura alle singole e specifiche indicazioni di ISPRA e delle Direttive, e le serie e congrue motivazioni che la Regione ha posto a base delle proprie scelte (tutte risultanti dai documenti ufficiali).

È poi intervenuta anche la Libera Caccia, che non entra nel merito delle questioni e delle specificità lombarde, ma si sofferma più sulla portata generale della Direttiva Uccelli e della Legge 157/92.

Nel frattempo la stessa LAC ha abbandonato la surrettizia richiesta di sospensione della caccia a causa della siccità foriera a suo dire di straziante agonia della fauna, che in realtà se ne è bellamente fregata del fatto che non potessimo irrigare i campi di mais: del resto la fauna selvatica ha avuto più acqua di quanta strettamente necessaria alla sua sopravvivenza, garantitale anche dalle normative (in materia ambientale) che garantiscono il mantenimento di livelli minimi inderogabili di acqua nei fiumi.

Ma sul calendario sarà un’altra storia: siamo fiduciosi che se i Giudici presteranno attenzione alle puntuali osservazioni portate sulle date, sulle specie, sui carnieri, sulle motivazioni regionali, ebbene allora le richieste della LAC (che mai supporta le proprie richieste con ricerche e dati, ma solo dipinge strazianti e drammatiche rappresentazioni post-apocalittiche) non potranno che essere respinte.

Ma oggi si sa: la Caccia sconta una percezione sociale non certo positiva, e siamo sempre in pericolo.

Attraverso di noi i nostri soci saranno in aula a far sentire la propria voce, a difendere la caccia, a cercare di strappare la nostra passione dalle balle raccontate da frange animaliste estremiste.

Di sicuro in aula non ci saranno i cacciatori che fanno la “assicurazione privata”: i loro “assicuratori” di certo non difenderanno la loro passione e loro moralmente se ne staranno al bar, con la verità in tasca, a sparlare di chi alla fine difende anche loro, incrociando le dita e sperando di poter beneficiare del lavoro degli altri.

Federcaccia Lombardia

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