Uccisi troppi cinghiali: nonostante l’eccessiva presenza, l’UTR di Bergamo trasmette nota di biasimo

Sembra un cortocircuito: da una parte continue accuse del mondo agricolo di non contenere la specie e l’Assessorato regionale che spinge per una maggiore incisività, dall’altra ora la nota di biasimo della sede bergamasca della stessa Regione per aver abbattuto troppi cinghiali  (895 contro gli 800 previsti dal piano di prelievo), la cui presenza sul territorio delle Prealpi bergamasche è in realtà ancora manifestamente eccessiva.

Nel frattempo la specie prolifera e sarebbe stato necessario aumentare il piano di prelievo (non rispondente alla reale consistenza della specie): era stato richiesto anche un prolungamento del prelievo a fronte della massiccia presenza riscontrata sul territorio ancora alla fine di dicembre.

Un sistema di gestione vittima di se stesso: si pensa di contenere il cinghiale con il rigido rispetto di piani di prelievo annuali e addirittura quinquennali predisposti senza avere un dato certo di presenza iniziale, mentre la popolazione del suide può anche raddoppiare in sei mesi.

Una cosa è certa: il raggiungimento del piano di prelievo nel CAC Prealpi Bergamasche (evento avvenuto in 2 occasioni, questa compresa, in oltre vent’anni di caccia al cinghiale) è indicativo della presenza di una popolazione ben maggiore di quella stimata.

Il tutto mentre continua a discutersi sull’aumento dei risarcimenti dei danni provocati dai cinghiali.

Una situazione paradossale, di quelle che si possono incontrare solo negli scritti di Kafka e nella Pubblica Amministrazione italiana.

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