Caccia al capanno e controlli: l’appello delle associazioni venatorie lombarde

Le Associazioni Venatorie lombarde si schierano compatte a difesa della forma di caccia da appostamento, fortemente radicata in alcune Province della Regione. Essa fa parte delle Cacce Tradizionali che si esercitano con l’utilizzo dei richiami vivi dotati di anellini identificativi. A questo titolo è stata creata un’apposita “Banca Dati” ove tutti i richiami in dotazione dei singoli cacciatori sono catalogati nelle varie specie cacciabili.
Proprio su questi anellini – sigilli inamovibili si sono concentrati capillarmente i controlli della Vigilanza Venatoria ed il particolare dei Carabinieri Forestali Nucleo SOARDA. Questo Nucleo, che viene inviato in missione ogni anno con lo scopo primario della lotta al “ Bracconaggio”, con l’andar del tempo pare essersi mutato in “ Caccia al cacciatore” che, come è noto, bracconiere non è, così come non appartiene a nessuna pericolosa categoria delinquenziale.
Ci sono giunte segnalazioni da parte di nostri iscritti su controlli, perquisizioni domiciliari e persino personali con motivazioni diverse fra cui presunte flagranze di reato. Rammentiamo che le “ Regole d’ingaggio” nei controlli hanno dei confini e limiti tutelati sia dalla Carta Costituzionale che dal Codice Penale. Le Associazioni Venatorie della Lombardia pretendono che tali regole vengano mantenute in questi limiti, non volendo per questo ostacolare i controlli da parte dei numerosi agenti di PG che li possono effettuare.
Le Associazioni Venatorie vogliono tutelare in tutte le sedi la dignità ed il rispetto dei propri iscritti, ritengono pertanto di portare la materia relativa a tali controlli all’attenzione delle Forze Politiche ed in particolare dei Ministri competenti in materia, ciò al fine di dare e garantire continuità alla forma di caccia da appostamento peraltro consentita dalla Legge quadro sulla caccia n.157/92.
I presidenti regionali.

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